Urbino
Urbino
Pietro Bembo si trasferì nel ducato di Urbino nell’estate del 1506, risiedendo dapprima presso l’abbazia di Santa Croce in Fonte di Avellana e poi essendo ospite alla corte di Guidobaldo da Montefeltro e sua moglie Elisabetta Gonzaga. Dopo la morte di Guidobaldo (aprile 1506), il ducato passò nelle mani di Francesco Maria I Della Rovere. Bembo lasciò Urbino per Roma all’inizio del 1512.
Musica a Urbino (1506-1512)
All’epoca molti letterati, intellettuali ed artisti gravitavano attorno alla corte di Urbino. Baldassarre Castiglione immortalò quegli anni nel suo dialogo Il cortegiano (stampato nel 1528 ma composto alcuni anni prima), che è ambientato alla corte di Elisabetta Gonzaga e contiene numerosi riferimenti musicali. La musica era particolarmente apprezzata alla corte, soprattutto il cantare alla viola, ed era considerata essenziale nell’educazione dell’uomo di corte. Elisabetta stessa cantava e suonava il liuto; le sue abilità musicali furono celebrate in un’altra opera di Castiglione, l’elegia De Elisabella Gonzaga canente. Castiglione, che viveva a Urbino dal 1504, era particolarmente interessato alla musica. Oltre a suonare la viola e a possedere una collezione di strumenti musicali, era amico di alcuni dei musicisti attivi alla corte, tra i quali spiccano Jacopo da San Secondo e l’improvvisatore Antonio Maria Terpandro. Per il Carnevale del 1508, Castiglione compose insieme a Cesare Gonzaga l’egloga Tirsi, che conteneva sezioni cantate che probabilmente erano in parte ascrivibili a Bartolomeo Tromboncino (delle quali, purtroppo, non restano tracce).
Anche il duca Guidobaldo era appassionato di musica e aveva fondato la cappella musicale della cattedrale di Urbino. Probabilmente lo stampatore musicale Ottaviano Petrucci, nato a Fossombrone (che faceva parte del ducato di Urbino) fu educato alla sua corte. Dopo aver lavorato alcuni anni a Venezia, Petrucci tornò a Fossombrone attorno al 1509 e lì pubblicò un volume di frottole intavolate per liuto da Franciscus Bossinensis (1511) e il decimo libro di frottole (1512).
Francesco Maria I della Rovere, che succedette a Guidobaldo nel 1508, ospitò alla sua corte i liutisti Giovanni Angelo Testagrossa e Giovanni Maria Alemanni (Hebreo) e il compositore e organista Marco Antonio Cavazzoni. Quest’ultimo è chiamato dalla moglie di Francesco Maria, Eleonora Gonzaga, “Marc’Antonio mio musico”, e nelle fonti più tarde sarà anche soprannominato “Marcantonio da Urbino”. Eleonora stessa aveva ricevuto un’educazione musicale e suonava la viola.
Bembo e la musica
Durante gli anni trascorsi a Urbino, Bembo compose le Stanze (1507) ed entro l’inizio del 1512 finì i primi due libri delle sue Prose della volgar lingua. Un passaggio delle Stanze, che Bembo e l’amico Ottaviano Fregoso, entrambi travestiti da ambasciatori di Amore, recitarono di fronte alla duchessa Elisabetta Gonzaga e alla sua amica Emilia Pio, probabilmente allude a Elisabetta nell’atto di cantare. Un chiaro riferimento alla musica del tempo si trova invece nel primo libro delle Prose; Bembo, infatti, menziona le giustiniane, originariamente composte e cantate dall’improvvisatore e cantore quattrocentesco Leonardo Giustiniani, lamentando il fatto che, sia nel passato che nel presente, essere erano più apprezzate per la loro musica che per la qualità delle parole. Il termine “giustiniana” è contenuto nel titolo delle Frottole libro sesto, volume stampato da Petrucci nel 1506, che contiene quattro composizioni di questa tipologia. Probabilmente Bembo ebbe l’occasione di ascoltare alcune giustiniane durante il suo soggiorno urbinate.
Nel 1510 Bembo portò a Eleonora Gonzaga una viola che il liutaio Lorenzo da Pavia aveva costruito appositamente per lei; questa informazione è contenuta in una lettera scritta da Lorenzo alla madre di Eleonora, Isabella d’Este.
Per quanto riguarda invece le conoscenze di Bembo a Urbino, egli aveva familiarità con Castiglione, che lo inserì come personaggio sia nel Tirsi che ne Il cortegiano; inoltre molto probabilmente incontrò la maggior parte dei musicisti menzionati nelle opere di Castiglione e conosceva le situazioni e gli ambienti da lui descritti. Certamente Bembo conosceva Jacopo da San Secondo, che aveva ascoltato suonare a Ferrara, e Terpandro, che egli menziona in alcune lettere scritte tra il 1506 e il 1507. Inoltre sembra che il primo incontro con Marco Antonio Cavazzoni risalga proprio a quegli anni. I due si incontrarono poi nuovamente a Roma e più tardi Cavazzoni entrerà a servizio di Bembo a Padova.
Marco Antonio Cavazzoni, Recercare primo (Recerchari motetti canzoni libro primo, Venezia 1523)
Augusta Campagne
Franciscus Bossinensis, Non è tempo d’aspettare (Tenori e contrabbassi intabulati col sopran in canto figurato per cantare sonar col lauto… libro primo, Venezia 1509)
Roberta Invernizzi, Accademia strumentale italiana, Alberto Rasi
Franciscus Bossinensis, Per fuggir d’amor le punte (Tenori e contrabbassi intabulati col sopran in canto figurato per cantare sonar col lauto… libro secondo, Fossombrone 1511)
Teresa Nesci, Massimo Marchese
Credits
City map
Georg Braun, Civitates orbis terrarum. 4: Urbium praecipuarum totius mundi, Antwerpen 1588
Credits: Bamberg, Staatsbibliothek 45.C.5 (https://www.digitale-sammlungen.de/en/view/bsb11408837?page=214,215)
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Fig. 1
Urbino, Palazzo ducale
Credits: Public domain, via Wikimedia commons
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:PalazzoDucaleUrbino.JPG
Fig. 2
Urbino, Monastero di fonte Avellana
Credits: Giacomo Alessandroni, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons (https://it.wikipedia.org/wiki/Monastero_di_Fonte_Avellana#/media/File:Fonte_Avellana.jpg
Fig. 3
Baldessar Castiglione, Il libro del cortegiano, Venezia, 1566, frontespizio
Credits: München, Bayerische Staatsbibliothek (https://www.digitale-sammlungen.de/en/view/bsb11283404?page=4,5)
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